La Grotteria, chi era costui? Uno di quei nomi che ti dicono qualcosa, a cui difficilmente, però, riesci ad associare un volto. Qualcuno lo ricorda come bomber (nemmeno troppo) di periferia nelle serie inferiori, per molti altri La Grotteria è, essenzialmente, il modo in cui Franco Sensi tentò di chiamare Nicola Legrottaglie.
Già. Estate del 2003: la Roma, dopo la più classica delle trattative-telenovela, si vede soffiare dalla Juventus di Moggi il biondino difensore del Chievo e futuro atleta di Cristo. I giallorossi, dopo aver fallito anche il colpo Lucio, ripiegheranno (si fa per dire) su Chivu. Proprio in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’ex capitano dell’Ajax il presidente Sensi, in riferimento al mancato ingaggio di Legrottaglie, spiegherà: “È vero, La Grotteria ci interessava ma ce l’hanno fregato: pazienza, abbiamo puntato tutto su Chivu, così va il mercato”. Un lapsus più o meno legittimo, se non fosse che La Grotteria (che proprio Sensi, allora proprietario anche dei rosanero, portò a Palermo) dallo stesso presidente veniva regolarmente chiamato Legrotterie.
Eppure La Grotteria una sua dignità calcistica ce l’ha, è uno di quei giocatori “di categoria”. Argentino di La Plata quando passa dall’Ancona al Palermo è il giocatore più pagato nella storia rosanero e di tutta la Serie C. Il club marchigiano l’aveva acquistato nel ’98 dall’Estudiantes, in maglia biancorossa disputa due stagioni in C1 e, dopo aver centrato la promozione in B, si trasferisce in Sicilia per la cifra record di 3,5 miliardi di lire. Ma lui non sente il peso delle responsabilità e si presenta così: «Non sento addosso questa pressione. All’inizio mi è dispiaciuto lasciare la B, ma sono in un posto meraviglioso, con una passione simile all’ Argentina: ringrazio Dio. Si lavora tanto e mai ho faticato come quest’ anno. Pensare che in Argentina facevamo i ritiri allenandoci sulla spiaggia per poi andare tutti a fare il bagno in mare». Sente di essere a un punto di svolta, non si nasconde e racconta la sua storia: «La vita non è stata facile. A tre anni giocavo a pallone e credevo che sarebbe bastato il talento perché tutto proseguisse così. Poi a 17 anni mio padre Vito (di origini calabresi) ci ha abbandonato e siamo rimasti. Niente più calcio: bisognava lavorare. Finché un tecnico dell’ Estudiantes mi convinse che con un provino azzeccato avrei potuto coniugare stipendio e passione. Aveva ragione». In rosanero non segna tantissimo (17 reti in 3 stagioni tra C e B) ma lascia un grande ricordo tra i tifosi. La sua esperienza palermitana, però, gli consegna anche esperienze amare. Su Repubblica del 29 dicembre 2007 si parla delle indagini su un condannato per mafia, nell’articolo viene spiegato come il personaggio in questione fosse una sorta di delegato di Cosa Nostra per lo sport: “Secondo gli investigatori si accreditava presso dirigenti e calciatori come una sorta di “protettore”, soprattutto quando molti di loro subivano danneggiamenti, aggressioni o rapine. Non sono state infatti poche le intimidazioni nei confronti di dirigenti e calciatori. La Grotteria fu vittima di più incidenti: gli bruciarono l’ automobile, subì una rapina con aggressione ed un furto nella sua casa palermitana”.
Dopo Palermo, la prossima fermata della carriera di La Grotteria è Padova (dal 2003 al 2007), in C1. Eppure in Sicilia non l’hanno ancora scordato, tanto che nel ritiro precampionato del 2007 torna, suo malgrado, protagonista. Corini lascia i rosanero e tra i tifosi desta scalpore la scelta del neo acquisto Matteini di prendere la maglia numero 5 dell’ex capitano, ma lui spiazza tutti spiegando come Corini non c’entri nulla. C’entra Christian La Grotteria. «Un giocatore che ho sempre ammirato. Mi piaceva il suo modo di giocare e mi piaceva che da attaccante avesse scelto il numero 5. Un esempio da seguire. Un giocatore che in Italia avrebbe potuto fare molto di più per le sue doti e le sue caratteristiche». Tra l’altro La Grotteria, a sua volta, spiegò come la scelta del numero 5 fosse dovuto all’ammirazione per Falcao. Motivazione al quanto bizzarra per un argentino.
Nel 2007, chiusa l’esperienza padovana, tenta la scalata dalla C1 alla Premier League. Dalla Gazzetta dello Sport del 19 giugno 2007: “L’argentino Christian La Grotteria e il Padova si separano. L’attaccante lascia il club veneto dopo una stagione rovinata da un infortunio. Per lui però si apre una possibilità molto interessante: nei prossimi giorni infatti sarà in Inghilterra per trascorrere un periodo di allenamento con il Manchester City”. Il provino non andrà bene e i fratelli Gallagher non lo vedranno mai segnare a Maine Road. Si dovrà accontentare della Spal, in C2. Ci resta per due stagioni prima di chiudere la carriera, nel 2011, al Bassano Virtus, Seconda Divisione di Lega Pro. Ora è allenatore in seconda e direttore dell’area tecnica a Bassano, nel 2008 ha fondato una scuola calcio col suo nome a Lampedusa. A Padova, nel 2007, ha inaugurato il suo bar, il “Kolar” presentandolo così: “Abbiamo cercato di fare una cosa diversa, un bar introducendo anche l’arte. Ci sono quadri e sculture, una cosa diversa, per avvicinare la gente anche all’arte”. Cose intendesse non è ancora chiaro.